martedì 25 giugno 2013

Nik Wallenda, il Grand Canyon e la forza dell'uomo





L'impresa compiuta dal funambolo americano Nik Wallenda nel Grand Canyon mi ha ricordato un'altra impresa fantascientifica. Il salto che ha permesso a l'Austriaco Felix Baumgartner di superare la barriera del suono infatti ha molto in comune con la camminata nel vuoto dell'Arizona di Wallenda. Il gesto sicuramente era diverso ma i due condividono l'intenzione di sfidare se stessi e la capacità di tenere incollati allo schermo milioni di spettatori. Una sfida che ha radici antichissime quanto quelle dell'uomo stesso. Percepire quella strana sensazione in grado di farti compiere gesti assolutamente folli per altri può fare sembrare semplicemente una normale necessità una vera e propria pazzia ai limiti dell'estremo. D'altronde l'uomo ha spesso bisogno di capire i propri limiti ma molto spesso la paura lo blocca letteralmente. Che si tratti di saltare da 30.000 metri di altezza o di camminare sospesi nel vuoto a 450 metri  si tratta sempre di sfidare le proprie capacità.
Vedere un uomo camminare sospeso a quella altezza in bilico tra la vita e la morte davvero non può lasciare indifferenti. Chi si immagina che venga fatto per soldi e chi per pubblicità. Ma è evidente che la forza motrice, che la spinta interna e la forza di superare certi ostacoli arrivi da dentro. Una forza difficilmente spiegabile alla massa. Quel misto di adrenalina, incertezza, follia che sa anche essere razionale, emozione e sensazione sembra essere l'unica cosa che questi maestri del brivido non riescono a spiegare. Io rimango affascinato da chi sa ascoltare e nutrire le volontà estreme dello spirito e lo fa col fiato sospeso. Wallenda d'altronde non è certamente nuovo in questo tipo di imprese, attraversò su un filo sospeso da una estremità all'altra le cascate del Niagara. I 450 metri di altezza attraversati senza imbracature rappresentano la forza dell'animo umano, quello che non ha paura di compiere un'impresa a braccetto con la morte, spesso lasciandola al traguardo per ritrovarla quando giungerà il suo momento.
Queste imprese riflettono l'incredibile capacità umana di abbattere barriere incredibili. Ricordo ancora l'impresa di Philippe Petit che attraversò senza permesso le Twin Towers di New York nel Financial District nello stesso modo nel 1974. Sono nato molti anni dopo ma certo la sua impresa mi ha raggiunto con l'ausilio dei libri storia. Questo perché questi gesti devono rimanere nella storia dell'uomo.



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